Region: Crespi D’Adda


Crespi d'Adda Village and Visitor Center

The worker village Crespi d’Adda is situated in the town of Capriate San Gervasio (Bergamo), and covers an area of 85 hectares.

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Born in 1876 on a hitherto uncultivated territory near the river, the total Crespe experiment lasted fifty years and came to an inexorable end in 1929.

Going down the slope that leads to the village, on the horizon, first one, then two chimneys appear, clay sentinels guarding the dream, then the spire of the church and, finally, the red carpet of terracotta that covers the visible tops of the factory buildings.

Going up this road and turning your gaze to the right, you can glimpse, among the locust trees and birches, the roofs in the distance and the particular construction of the Villa Padronale with its gothic shape of a medieval castle.

After a few steps, the visitor will arrive near two villas, divided and linked by an iron gate through which an almost complete overview of the town opens up, once inhabited by the doctor and the chaplain.

From here the workers' village is found, almost entirely summarized, in our eyes.

Dozens of square-shaped workers' houses, crowned by vegetable gardens and surrounded by fences, stand in a row like spectators in an amphitheater overlooking the factory, the absolute protagonist of the scene. Further on, in the distance you can glimpse the houses of the department foremen and the villas of the managers.

The orderly plan that regulates the relationships between the buildings, the streets and the territory will immediately appear evident, revealing, already in the design premises, the subtly specific watermark of the architectural poetics of the village.

The division is clear between the residential area and the industrial area, where what remains of the original "Cotonificio Crespi" lies motionless in the westernmost part of the town.

This division, the result of an Anglo-Saxon urban planning culture, is functional to the activities that took place within the town. One part, the one closest to the reader, is intended to house the residences of those who were employed in the factory. The central part dedicated to public functions and common buildings such as the wash house, the club, the hotel, the church, the theater and the schools and, further on, even if not immediately visible, the small hospital, the heating centre, the public toilets, the fire station and, further away, at the end of the town, the cemetery. The last part, the one furthest to the west, is intended for work, with the factory, the main villa and the buildings, surrounded between the main road and the Adda river of which only the valley can be glimpsed.

Nato nel 1876 su di un territorio fino ad allora incolto in prossimità del fiume, l’esperimento totale crespese durò cinquant’anni ed ebbe inesorabilmente termine nel 1929. Oggi la fabbrica non è più in funzione mentre l’abitato ospita una comunità in gran parte discendente di coloro che vi vissero o lavorarono.

Scendendo il declivio che al villaggio conduce ecco, all’orizzonte, apparire prima una, poi due ciminiere, sentinelle d’argilla a custodia del sogno, poi la guglia della chiesa e, infine, il rosso tappeto del cotto che copre le sommità visibili degli edifici della fabbrica.

Risalendo per questa strada e volgendo lo sguardo verso destra, si intuiscono, tra le robinie e le betulle, i tetti in lontananza e la particolare costruzione della Villa Padronale con la sua goticheggiante forma di castello medievale.

Dopo pochi passi, il visitatore giungerà in prossimità di due ville, divise e legate da una cancellata in ferro attraverso cui si apre una quasi completa panoramica dell’abitato, un tempo abitate dal medico e dal cappellano.

Da qui il villaggio operaio si trova, quasi tutto riassunto, nei nostri occhi.

Decine di case operaie a pianta quadrata, incoronate da orti e circondate da staccionate, che se ne stanno in fila come gli spettatori in un anfiteatro affacciato sulla fabbrica, protagonista assoluta della scena. Più in là, in lontananza si possono intravedere le case dei capireparto e le ville dei dirigenti.

Apparirà subito evidente l’ordinata planimetria che regola i rapporti tra gli edifici, le strade e il territorio, che rivela, già nelle premesse progettuali, la filigrana sottilmente specifica della poetica architettonica del villaggio.

La divisione è netta tra la zona residenziale e la zona industriale, dove ciò che resta dell’originario “Cotonificio Crespi” è steso immobile nella parte più a ovest della cittadina.

Tale divisione, frutto di una cultura urbanistica anglosassone, è funzionale alle attività che si svolgevano all’interno del paese. Una parte, quella più vicina al lettore, è destinata ad accogliere le residenze di coloro che erano impiegati nella fabbrica. La parte centrale dedicata alle funzioni pubbliche e agli edifici comuni come il lavatoio, il dopolavoro, l’albergo, la chiesa, il teatro e le scuole e, più avanti, anche se non immediatamente visibili, il piccolo ospedale, il centro termico, i bagni pubblici, la caserma dei vigili del fuoco e, distanziato, alla fine del paese, il cimitero. L’ultima parte, quella più a ovest, destinata alla attività lavorativa, con la fabbrica, la villa padronale e i palazzotti, cinte tra la strada principale e il fiume Adda di cui si intravede solo la valle.

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